VITTORIANO E ARACOELI, Visita
- Durata file audio: 2.33
- Autore: STEFANO ZUFFI E DAVIDE TORTORELLA
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Lingua: Italiano
Ti basta guardarlo per rendertene conto: dare una definizione stilistica al Vittoriano è un’impresa impossibile. Nell’insieme potrebbe ricordarti la solennità neoclassica, ma la ricchezza della decorazione scultorea appartiene più al cosiddetto stile dell’eclettismo, o al liberty. E considera che l’architetto Giuseppe Sacconi non si è limitato a disegnarne la struttura, ma si è anche impegnato anima e corpo a definire ogni dettaglio della decorazione.
Quando fu inaugurato, in occasione dell’Esposizione Universale del 1911 per i cinquant’anni dell’indipendenza nazionale, mancavano ancora le sculture ornamentali di marmo e di bronzo. Queste furono aggiunte perlopiù dopo la Prima Guerra Mondiale, fino al completamento nel 1925, quarant’anni dopo l’inizio dei lavori, ormai in piena epoca fascista. Per finire gli interni ci vollero altri dieci anni. Sarcastici, i romani lo battezzarono subito “la macchina da scrivere”.
La sua forma generale ricorda l’altare ellenistico di Pergamo, in Asia Minore: una serie di scalinate che porta verso un colonnato hollywoodiano, culminante in una terrazza con due carrozze di bronzo....