SAN GIORGIO E IL DRAGO DI PISANELLO
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Lingua: Italiano
L’affresco San Giorgio e il drago di Pisanello presso la Basilica di Sant’Anastasia è il più importante dipinto conservato a Verona, insieme alla pala d’altare di Mantegna della basilica di San Zeno.
Posto sull’arco della cappella Pellegrini riveste un’importanza particolare.
Anche qui la parte sinistra, con il drago in agguato, è in gran parte cancellata da infiltrazioni d’umidità, ma nonostante questa lacuna l’affresco va considerato uno dei massimi capolavori della pittura quattrocentesca in Italia.
L’esuberante ricchezza di dettagli descrittivi lo rende quasi una “enciclopedia” della cultura tardogotica: personaggi esotici, animali, abiti raffinati, rocce, edifici fiabeschi, gli impiccati che penzolano dalla forca. Su tutto aleggia un senso misterioso di tensione. Come pezzi sulla scacchiera di una partita mortale, alfieri, cavalli, torri e regine sembrano attendere, immobili e insieme frementi, la mossa decisiva.
A differenza di molti altri pittori, Pisanello non sceglie il momento eroico e vittorioso della vicenda, quando san Giorgio infilza il drago con la lancia e libera la bella principessa.
Il minaccioso drago è ancora là, nel cuore di un paesaggio inaridito e cosparso di morte: San Giorgio ha appena messo un piede nella staffa e una mano sulla sella del grande cavallo, sta prendendo lo slancio per montarvi. Gli altri cavalieri del corteo sono distratti, lontani; i cavalli scalpitano, i cani sono innervositi, fiutano il pericolo; dalla meravigliosa città sullo sfondo, non si affaccia nemmeno un abitante; nessuno potrà accorrere in suo aiuto.