UFFIZI, Tiziano-Venere Di Urbino Sala D22

Durata file audio: 2.31
Italiano Lingua: Italiano


L’importanza artistica di Tiziano Vecellio nel ‘500 è rappresentata agli Uffizi da una magnifica serie di opere, legate perlopiù alla sua giovinezza e alla prima maturità.

Tra i numerosi ritratti, genere in cui Tiziano eccelleva grazie alla vitalità che riusciva a imprimere nei personaggi, c’è la splendida Flora, bionda e prosperosa, che rappresenta il suo ideale di bellezza.

Ci sono inoltre opere che testimoniano il suo legame con la corte ducale di Urbino, come i ritratti di Francesco Maria della Rovere e della moglie Eleonora Gonzaga, ma soprattutto la straordinaria Venere di Urbino, terminata nel 1538.

Il dipinto fu commissionato a Tiziano dal figlio di Eleonora Gonzaga, Guidobaldo II della Rovere, che probabilmente voleva ricordare alla moglie, sposata quando questa aveva solo dieci anni, i suoi doveri coniugali, tra cui la fedeltà.

Non si può restare indifferenti al fascino della giovane donna nuda raffigurata, che sembra guardare lo spettatore, mentre giace distesa su cuscini foderati di rosso. Il contrasto dei colori chiari della pelle e dei capelli della fanciulla e del lenzuolo bianco, spicca in contrapposizione al colore vivace dei cuscini e del drappo scuro alle sue spalle che divide in due aree distinte la scena. In primo piano c’è infatti la protagonista, mentre in fondo alla stanza noti due domestiche che frugano in una cassapanca.

Nel complesso, il quadro non raffigura Venere come una Dea, ma come una donna agiata, a giudicare dall’ambientazione della scena, consapevole della sua bellezza che sfoggia senza vergognarsi della sua nudità, nell’attesa che le sue domestiche le portino gli abiti con cui rivestirsi. Una è inginocchiata per cercare qualcosa, mentre l’altra regge su una spalla un prezioso abito.

Alcuni elementi dell’opera hanno un importante significato simbolico.

Il cagnolino acciambellato ai piedi di Venere richiama la fedeltà coniugale, le rose nella mano destra sono simbolo della bellezza che, come i petali che cadono, prima o poi svanisce.

 

CURIOSITÀ: La Venere di Urbino ha avuto un enorme successo nella storia dell’arte: è stata ammirata e imitata attraverso i secoli da numerosi pittori, fino a Manet, che l’ha apertamente citata come modello per la sua Olympia, un nudo che fece scandalo nella Parigi borghese del secondo ‘800.

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