MUSEO ARCHEOLOGICO DI NAPOLI, Coppa Farnese Piano Terra Sala 10 - Ai Voice
Lingua: Italiano
Nella sezione “Gemme Farnese” spicca un oggetto unico nel suo genere: la Tazza Farnese, o Coppa Farnese.
A prima vista potrebbe sembrare un semplice manufatto prezioso, ma in realtà è il più grande e raffinato cammeo giunto fino a noi dall’antichità, un capolavoro assoluto della glittica, ossia l’arte dell’incisione su pietre dure o preziose, come agata, onice, corniola, ametista.
Questa straordinaria coppa piatta in agata sardonica, dal diametro di circa venti centimetri, è datata tra il II e il I secolo a.C. e fu probabilmente realizzato ad Alessandria d’Egitto. La tecnica sfrutta i diversi strati di colore della pietra dura per scolpire figure in rilievo, creando un effetto di profondità e chiaroscuro che ancora oggi lascia stupefatti.
All’interno della coppa puoi riconoscere una scena allegorica in cui divinità e personificazioni mitiche rappresentano il ciclo della natura e la prosperità. Anche l’esterno è lavorato con motivi figurativi, trasformando l’oggetto in un racconto complesso che unisce arte, mitologia e simbologia.
Devi sapere che la storia della Coppa è singolare: non fu recuperata in uno scavo, ma, sin dalla sua realizzazione, venne sempre conservata attraverso i secoli come oggetto da collezione. Passò, infatti, attraverso le corti d’Egitto, arrivò ai Medici di Firenze e infine ai Farnese, per poi venire trasferita a Napoli tra le preziose raccolte del Museo Archeologico, dove continua a incantare studiosi e visitatori.
Se la osservi da vicino, noterai la straordinaria raffinatezza del taglio: i diversi livelli cromatici dell’agata sono stati usati con maestria per creare figure nitide che sembrano emergere dalla pietra come visioni sospese tra luce e ombra.
Curiosità: la Coppa Farnese è scolpita in agata sardonica, una pietra dura formata da strati di colore contrastanti, dal bruno rossastro al bianco lattiginoso. Il suo nome deriva dall’unione di “sard”, che si riferisce all’antica città di Sardi in Lidia (Asia Minore), celebre per queste gemme rosso-brune, e “onice”, un’altra varietà di pietra dura a strati. Proprio questa struttura naturale la rendeva ideale per i cammei, perché l’incisore poteva sfruttare i diversi livelli cromatici per far emergere le figure in rilievo con effetti di straordinaria profondità e leggibilità.
Curiosità: il Toro Farnese è stato smontato e restaurato più volte: nel Rinascimento alcune parti furono ricostruite in marmo diverso dall’originale, e ancora oggi si possono distinguere i segmenti integrati rispetto al nucleo antico.