NATIONAL GALLERY WASHINGTON, La Ferrovia Manet

Durata file audio: 2.18
Italiano Lingua: Italiano


Edouard Manet, nato a Parigi da una ricca e influente famiglia borghese, è uno dei massimi esponenti della pittura francese.

A torto spesso associato agli impressionisti, con i quali era comunque amico, specie di Monet, e che ammirava, Manet si colloca invece nella tradizione realista, sebbene mutuata da influenze romantiche e moderniste.

Ammiratore del naturalismo francese di Flaubert e soprattutto di Zola, Manet prediligeva ritrarre la quotidianità e l’ambiente borghese in cui viveva ricercando l’obiettività e mettendo in luce i cambiamenti sociali.

 

La Ferrovia è un esempio della poetica e del talento dell’artista: il soggetto, la ferrovia, è in realtà assente, nascosta dallo sbuffo di vapore bianco di una locomotiva sullo sfondo, dietro la donna in primo piano. Una bambina di spalle appoggiata a una ringhiera guarda incuriosita il passaggio del treno e, così, sebbene solo evocato, il soggetto del titolo, rimane al centro del quadro. La Ferrovia è l’ultimo dipinto di Manet che ha per protagonista la sua modella preferita, la pittrice Vittorie Meurent, che era stata al centro delle sue due opere più famose di inizio carriera dal titolo “Colazione sull’erba” e “Olympia”. In quelle tele la giovane compariva nuda e furono molto criticate dalla società dell’epoca che accusò Manet di voler provocare uno scandalo per raggiungere la notorietà.

La pittura di Manet, che aveva la sola colpa di non essere ipocrita, venne difesa solo da Zola e Baudelaire e finì per imporsi come grandissima solo dopo la sua morte.

 

Qui nella Gallery of Art puoi vedere numerosi capolavori di Manet tra i quali ti segnalo il “Vecchio Musicista”, dipinto nel periodo nel quale l’artista era influenzato dalla pittura spagnola e nel quale sono ritratti dei popolani, oppure “il Torero Morto”, chiaramente ispirato al Mantegna.

 

Curiosità: Manet dipingeva solo ciò che vedeva, per rispetto alla realtà, e quando decise di ispirarsi a un fatto storico come la fucilazione dell’imperatore Massimiliano del Messico, si recò per settimane tutti i giorni al porto di Parigi sulla Senna sicuro che prima o poi sarebbero arrivate in Francia delle fotografie dell’accaduto e non cominciò l’opera prima di riuscire a procurarsele.

 

 

 

 

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